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Etna Parco zona B

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… Il Parco dell’ Etna si suddivide in 4 zone A – B – C – D, ognuna con grandezze, importanza e regolamenti diversi fra loro.

Considerate soltanto le zone A e B, il parco dell’ Etna, ha un’ estensione complessiva di 45 mila ettari a cui bisogna aggiungere altri 14 mila ettari classificati come zone C e D e sono le due aree destinate alla realizzazione e alla strutturazione di servizi per il turismo. Altri 29.000 ettari appartengono al demanio pubblico. Per un totale di circa 90 mila ettari.

ZONA B – Analogamente alla zona A, questa fascia è presente nei quattro versanti e raggiunge la massima altitudine a 1880 metri, mentre la quota più bassa è a 640 metri s.l.m. e si trova alla base del Monte Giorna, nel versante est.

Estesa per 26 mila ettari, è ricoperta in gran parte da formazioni naturali di pino laricio, cerro, roverella, leccio, oltre che da castagneti, vigneti, noccioleti, utilizzati da moltissimi anni. Le aree boscate appartengono ai privati, e in misura ridotta, al demanio forestale regionale e ai demani comunali. Sono presenti colate laviche recenti (1983) ed antiche. Famose sono le lave cordate di Piano Dannusi nel versante Nord e di Piano dei Grilli nel versante ovest.

Sulle colate, in tempi diversi, a seconda del tipo di lava, si insidiano muschi e licheni, varie formazioni vegetali, da quelle più semplici a quelle più complesse. Ma ciò che contraddistingue la zona B è l’ esistenza di un’ attività agricola straordinaria presente nei secoli.

Grazie all’ azione dell’ uomo sono stati creati, frutto di lavoro di svariate generazioni, pometi, pereti, vigneti per lo più adagiati sui terrazzamenti, incisi sul fianco della montagna. Sparsi in questo grande territorio sono ben visibili vecchie case padronali, masserie, palmenti, case contadine e casolari, espressioni di un’ architettura padronale ed austera.

Questo straordinario patrimonio rischiava di scomparire sotto una coltre di cemento per far posto a una miriade di case e villette anonime e pacchiane. In seguito all’ istituzione del Parco sono state vietate in modo generalizzato le nuove costruzioni edilizie, mentre è consentita la costruzione di infrastrutture al servizio dell’ agricoltura.

I problemi che il Parco deve affrontare per questa zona sono notevoli, come l’abusivismo edilizio, alla fruizione controllata, all’ opera di pulizia per liberare il Parco da rifiuti, alla realizzazione di aree attrezzate per far partire i sentieri.

Gli altri divieti riguardano la caccia, le attività estrattive, la modifica del regime delle acque e il danneggiamento della flora e della fauna. Sono invece incoraggiate dal Parco le attività tradizionali agricole, selvicolturali, ed artigianali di esplorazione ed escursionistiche.

All’ interno della zona B sono stati individuati, dal decreto istitutivo del Parco, dei punti base per l’ escursionismo. Si tratta in genere di antiche masserie alcune di notevole pregio architettonico, che vanno restaurate e utilizzate per la fruizione pubblica.

I punti base sono raggiungibili in macchina e si trovano al centro di località in cui si dipartono numerosi sentieri dai più facili, a quelli per escursionisti provetti. Questi punti base saranno attrezzati in modo da poter fornire informazioni sul Parco, organizzare visite guidate, vendere prodotti agricoli tipici e alcuni di essi potranno fungere da veri e propri ostelli in modo da consentire un soggiorno con una spesa relativamente ridotta.

Mentre nella zona A l’ obiettivo del Parco è la protezione intransigente degli ecosistemi, nella zona B si punta essenzialmente su tutte le attività economiche compatibili con il mantenimento della caratteristiche naturali e paesaggistiche dell’ area.